Arsinoe 3D. Riscoperta di una città perduta dell'Egitto greco-romano

Antico capoluogo di uno dei distretti più ricchi e popolosi dell’Egitto greco-romano, la città di Arsinoe ha conosciuto, dopo un lungo periodo di prosperità, un irreversibile declino che ha portato alla sua definitiva scomparsa. Il sito, già descritto come ampiamente spogliato e perturbato nei resoconti degli esploratori occidentali che, fra la fine del XVII e l’inizio del XIX secolo, viaggiarono e ‘raccontarono’ l’Egitto, fu poi gradualmente coperto dai campi coltivati e dall’espansione della città moderna di Medinet el-Fayyum. Fra i pochi scavi autorizzati e adeguatamente documentati ad Arsinoe, uno degli ultimi fu condotto dall’Istituto Papirologico «G. Vitelli», che nell’inverno 1964/65 operò su una zona destinata ad ospitare, di lì a poco, nuovi edifici. I ritrovamenti furono registrati con le modalità proprie del periodo e tuttora basilari in ogni scavo: mappe, rilievi, fotografie e sintetiche registrazioni giornaliere delle attività svolte e delle scoperte di maggior rilievo. Una parte dei numerosi reperti rinvenuti fu poi concessa dal governo egiziano all’Istituto, e fu dunque portata in Italia. La documentazione di scavo è stata da subito conservata negli archivi dell’Istituto, mentre i reperti sono rimasti in deposito nei magazzini del Museo Archeologico di Firenze per quasi un quarantennio. Solo poche notizie sui risultati della campagna furono rese note alla comunità scientifica, e dell’area archeologica non resta più nulla. La valorizzazione della missione dell’Istituto ad Arsinoe ha avuto inizio nei primi anni Duemila, dopo che tutti i reperti sono stati spostati dal Museo Archeologico in Istituto, inventariati e in parte destinati a un percorso espositivo. Fondamentali sono stati l’impulso dell’allora direttore dell’Istituto Manfredo Manfredi (che partecipò alla campagna di scavo ad Arsinoe) e il lavoro di studio e allestimento di un’esposizione interna all’Istituto svolto da Giovanna Menci (con l’aiuto di Lavinia Pesi). Negli ultimi anni, si è compiuto uno sforzo ulteriore di sistemazione e studio complessivo dei materiali, con l’idea di conoscere (e far conoscere) in modo il più possibile completo quella missione che, ormai quasi 60 anni fa, poté indagare i pochi resti allora superstiti di una città ‘perduta’.

Nell’ambito del progetto PRIN Greek and Latin Literary Papyri from Graeco-Roman and Late Antique Fayum (4th BC - 7th AD): Texts, Contexts, Readers (Salerno - Firenze - Genova - Parma), si è deciso di utilizzare la documentazione di scavo per rendere nuovamente fruibile, attraverso tecnologie avanzate, un patrimonio archeologico urbano ormai scomparso. Il progetto è stato dunque sviluppato con il DAda-LAB del Dipartimento di Ingegneria Civile e Architettura dell’Università degli Studi di Pavia, che dedica una parte rilevante delle proprie attività a percorsi di conoscenza e ricostruzione del Patrimionio Culturale, e col Dipartimento di Architettura dell’Università di Firenze. Uno degli obiettivi principali è stato quello di ricostruire un modello 3D navigabile e interattivo dell’area archeologica indagata. Si è poi affiancata alla ricostruzione del sito l’esposizione di alcuni reperti significativi conservati nella collezione dell’Istituto, molti dei quali finora mai esposti o pubblicati, con un’attenzione particolare per gli oggetti di cui è stato registrato il luogo esatto di ritrovamento. Inoltre, il recupero e la narrazione dello scavo di Arsinoe hanno rappresentato un’occasione per utilizzare un approccio di ricerca, da alcuni anni assai vivace e produttivo, che si propone di legare lo studio dei testi ai contesti materiali a cui essi si riferiscono: si sono quindi selezionati alcuni papiri che, pur non essendo stati rinvenuti in quel particolare scavo, parlano di oggetti, ambiti, attività legati a ciò che lo scavo ha riportato alla luce. Questo ‘dialogo’ fra reperti e testi arricchisce e migliora la nostra comprensione della vita quotidiana di molti secoli fa, consentendoci di comprenderla e ‘assaporarla’. Oltre che nella presente mostra, i risultati del progetto saranno accessibili in modo permanente attraverso il sito web dell’Istituto (www.istitutopapirologico.unifi.it), con ulteriori approfondimenti (e ‘divagazioni’) letterari, storici e papirologici. La mostra virtuale è stata progettata per essere fruita a diversi livelli: da una passeggiata immersiva attraverso lo scavo, a un’indagine dettagliata di ciascun oggetto, con molteplici collegamenti intuitivi tra le varie sezioni. Il progetto di cui qui si presentano i risultati ha comportato diversi processi collegati tra loro. Da un punto di vista tecnico, la combinazione fra un’area di scavo non ampia e una limitata documentazione disponibile ha costituito un interessante caso di studio per l’applicazione delle tecniche che abbiamo brevemente illustrato, e gli incoraggianti risultati ottenuti hanno aperto la strada ad attività simili riguardanti altre attività archeologiche dell’Istituto. Inoltre, il progetto ha fornito un banco di prova per sperimentare l’efficacia e la sostenibilità di un flusso di lavoro che parte dalla riorganizzazione completa, dalla digitalizzazione e dall’ottimizzazione delle informazioni archivistiche e inventariali, passa per lo studio sistematico dei materiali, e arriva alle iniziative di coinvolgimento del pubblico volte a spiegare e promuovere le attività dell’Istituto.