Firenze e l'Università

Il centenario di una istituzione è sempre un’occasione particolarmente importante per consolidare identità e tradizioni, tracciare bilanci, acquisire una nuova consapevolezza per il futuro. È questo, principalmente, lo spirito del volume che ho l’onore e il piacere di introdurre, frutto di uno sguardo corale, che tutte le diverse anime disciplinari dell’ateneo hanno proiettato, con intelligenza e acume, sulla lunga storia dell’alta formazione a Firenze e sulla complessa relazione, non sempre facile e lineare, dell’università con la città.

È il primo ottobre del 1924 quando l’Istituto di Studi Superiori Pratici e di Perfezionamento assurge al rango di Università degli Studi, ma la vicenda dell’alta formazione a Firenze è assai più antica, riallacciandosi alle lontane radici medievali, che vedono la città istituire uno Studium generale già nel 1321. Focalizzato sul centenario, il volume non ha voluto trascurare queste radici, ha ricostruito con pazienza un racconto unitario che, snodandosi sulla lunga durata, spiegasse le strategie comunali, prima; quelle repubblicane e mediceo-lorenesi, dopo, presto portate ad allontanare quell’esperienza dalla città, trasferendola a Pisa. Interrogandosi sul primato intellettuale, artistico, commerciale di una città dalla elevatissima alfabetizzazione e dalla prorompente forza commerciale e sulle difficoltà, invece, degli insegnamenti scolastici all’interno delle mura, non di rado avvertiti come scarsamente rilevanti rispetto alle altre eccellenze, letterarie, artistiche, economiche.

Per poi seguire la delicata ripresa delle prospettive universitarie, in parallelo al processo di unificazione del paese e negli anni di Firenze capitale e quindi nella loro strenua difesa, messa in campo dalla intellettualità cittadina, nella stagione della Destra e della Sinistra Storica.

Non un racconto celebrativo, quindi, ma al contrario uno sguardo articolato, problematico, complesso, al passo della grande storia, in grado di cogliere la novità delle scelte degli anni Venti e la forza intellettuale di molti dei docenti che contribuirono alla fondazione dell’Ateneo, ma anche la concomitanza con i duri anni del regime, la stessa, incombente, fascistizzazione delle università, sino alle pagine infami e dolorose delle leggi razziali, che anche a Firenze colpirono pesantemente persone e ruoli. Così come, al contrario, il volume sa mettere in luce la notevole forza propositiva e la capacità di partecipare in prima persona alla progettazione della Repubblica, che l’Ateneo dimostra nella breve estate del 1943, tra il 25 luglio e l’8 settembre, e infine, più distesamente, all’indomani della liberazione alleata della città, nell’agosto dell’anno seguente. Per poi spingersi sino al secondo dopoguerra e agli anni recenti, dalla contestazione del 1968 sino al presente, registrando le trasformazioni di un insegnamento, troppo a lungo elitario, in università di massa, in parallelo ai profondi mutamenti del paese, dall’allargamento delle sue basi sociali, alla lenta, ma progressiva, uguaglianza di genere.

Una seconda parte del volume si concentra sulle molteplici relazioni dell’università con la città, le sue istituzioni politiche, religiose, culturali, educative, il mondo della salute, le scienze, la tecnica, l’ambiente, lo sviluppo urbanistico, il mondo delle professioni. Una perlustrazione a tappeto, da cui emerge un tessuto di eccezionale ricchezza, talvolta poco noto o poco valorizzato, che si distende e si sviluppa sul terreno fertile di relazioni e di esperienze comuni. Ed emergono protagonisti, spesso di assoluto rilievo, che si dimostrano in grado di uscire dalle loro ‘aule’, per alimentare dialoghi, operosamente ricambiati, con il territorio, le sue ricche articolazioni, i suoi bisogni.

Quella che qui si affida al lettore non intende quindi essere una semplice storia dell’Ateneo, tutta interna alle sue discipline scientifiche, ma una storia dell’università calata e intrecciata nella stessa storia della città; non uno sguardo unilateralmente rivolto al passato, ma uno sguardo lungo che tesaurizzi la profondità di una tradizione per acquisirne forza identitaria e nuove conoscenze: quegli stimoli indispensabili per una missione scientifica e formativa che vuole proiettarsi verso il futuro, al servizio delle nuove generazioni.

Alessandra Petrucci, Rettrice dell’Università di Firenze