Corsi universitari. Franco Fortini

L’esperienza di Franco Fortini come docente universitario comincia nel 1971 quando viene chiamato a insegnare Storia della Critica letteraria alla neonata facoltà di Lettere e Filosofia all’Università di Siena. Si tratta di una svolta fondamentale nella sua vita e nella sua parabola umana e intellettuale. Dal 1964, dopo il licenziamento dall’Olivetti e dall’Einaudi, aveva insegnato in alcune scuole superiori della Lombardia, ma non aveva avuto occasione di avvicinarsi all’ambiente accademico. La chiamata da parte del comitato che presiedeva alla fondazione della facoltà giunge quindi quasi inaspettata e lo costringe a cambiare improvvisamente i suoi piani e le sue abitudini e ad affrontare una realtà inizialmente sconosciuta. Questi primi anni sono infatti descritti da Fortini, con una celebre formula più volte citata, come degli «inverni di guarnigione», per indicare lo stato d’animo con cui si avvicinava alla città e ai compiti che gli imponeva l’insegnamento. A tutto ciò si aggiunge un forte sentimento di estraneità al mondo accademico, che porta Fortini a rappresentarsi – non senza un certo orgoglio – quasi come un dilettante di fronte ai colleghi più giovani e avvertiti di lui e che resterà un marchio che lo accompagnerà per tutta la sua carriera universitaria e ne sarà uno dei tratti peculiari. Non è un caso che infatti sarà sempre attento a porre attenzione a quanto accade fuori dalle aule e a rivolgersi spesso ad un pubblico più ampio dei suoi studenti. Nonostante le iniziali incertezze sulla sua permanenza a Siena, tutto il suo percorso di docente universitario si svolgerà nella città toscana e qui avrà modo di stringere importanti relazioni sia con i colleghi che con gli studenti. Questo impegno durerà in varie forme fino all’inizio degli anni Novanta, anche dopo la messa fuori ruolo nel 1986 e l’effettivo pensionamento nel 1989.

Si tratta, come ci si può rendere conto facilmente ripensando alla sua biografia e bibliografia, di anni molto importanti in cui Fortini pubblica notevoli volumi sia di saggi che di poesie. Per quanto riguarda il versante poetico si ricordi che Questo muro esce nel 1973, Una volta per sempre nel 1978 e Paesaggio con serpente nel 1984; mentre sul versante saggistico troviamo raccolte come Saggi italiani e Nuovi saggi italiani (rispettivamente del 1974 e 1987), ma anche Questioni di frontiera pubblicato nel 1977 e Insistenze uscito nel 1985. Il fatto di insegnare e di poter avere un rapporto diretto con i giovani sono fattori che incidono in maniera non secondaria sulla sua riflessione e la sua produzione intellettuale. La cattedra infatti gli permette di avere in quel preciso momento storico, in cui la scuola e l’università vivono un nuovo protagonismo sociale che poi si stempererà tra qualche conquista e molte delusioni, un punto di osservazione privilegiato sulla realtà. Dell’importanza di questa esperienza ci restano varie tracce nelle testimonianze di colleghi e allievi; tuttavia, per entrare davvero nel laboratorio fortiniano di questi anni, una preziosa opportunità è rappresentata dagli appunti relativi ai corsi accademici che si sono conservati. Si potrebbe quasi dire che si tratta dell’altra faccia della luna, dell’altra metà della produzione di Fortini, quella finora rimasta in ombra ma altrettanto importante di quella già conosciuta per comprendere pienamente i suoi pensieri e per avere una visione a tutto tondo della sua figura intellettuale in questo periodo. Infatti, nel considerate i temi e lo svolgimento dei suoi corsi universitari ci si rende subito contro che, ben lungi dal restare chiusi nell’ambiente universitario, costituiscono spesso lo spunto iniziale e il primo sviluppo di tesi e ragionamenti che ritroviamo poi nei saggi e nelle riflessioni contenute nei volumi sopracitati. In realtà, dal momento che Fortini usava gli appunti come una specie di canovaccio da cui poi partiva per le più svariate riflessioni, non potremo mai sapere cos’abbia detto effettivamente durante le sue lezioni, tuttavia il materiale rimastoci rappresenta comunque un insieme di testi d’autore molto interessante da studiare che potrà sicuramente essere foriero di nuovi spunti e stimoli per la ricerca. Nonostante la rilevanza di tali testi, le indagini in tal senso sono state finora ostacolate dalla mancanza di un’edizione di questo materiale e dalla difficoltà di avvicinarlo a causa della sua frammentarietà e incompletezza. Si capisce bene dunque l’intenzione che sta all’origine del presente lavoro di edizione che vuole di rispondere a tali problemi mettendo a disposizione di lettori e studiosi le trascrizioni degli appunti che Fortini prese per i suoi corsi universitari con un testo che sia da un lato affidabile, ma dall’altro che possa essere il più possibile leggibile e fruibile. La speranza naturalmente è che questo sia solo il primo passo verso una generale riconsiderazione e rivalutazione della figura del Fortini docente che possa proficuamente inserirsi nella ricca messe di studi che negli ultimi anni, in particolare dal centenario del 2017 in poi, hanno arricchito di importanti nuove acquisizioni la bibliografia critica su Fortini.